La bella testa di Olympe de Gouges

Era il 3 novembre 1793 quando la bella testa di Marie Gouze, in arte Olympe de Gouges, 45 anni, scrittrice di drammi teatrali e di saggi politici, fu troncata dalla ghigliottina sul patibolo di Place de la République (oggi Concorde) a Parigi, davanti a una folla assetata di sangue.

Martire degli ideali di “liberté, égalité, fraternité” falsamente sbandierati dai capi della Rivoluzione francese, a lungo tollerata come pazza, Olympe era stata infine condannata a morte per aver sfidato in un pamphlet il “tiranno”Robespierre: “A ogni tuo capello è attaccato un crimine”.

Il suo nome resta legato alla “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, scritta nel 1791 in polemica con l’Assemblée constituante, che aveva escluso dalle prerogative del “popolo sovrano” la maggioranza dei connazionali, confinando le donne nella categoria dei “cittadini passivi” insieme con i minorenni, i poveri, gli attori, i pazzi e i criminali. 

La sua figura di rivoluzionaria francese, eccezionalmente femminista, antischiavista, contraria alla violenza e alla pena di morte, è riproposta dal libro “Olympe de Gouges, La musa barbara”, a cura di Franca Zanelli Quarantini (edizioni Medusa), che la colloca nel contesto storico della Rivoluzione “tradita”: quello di un regime di tagliatori di teste, che ha sostituito all’aristocrazia dei nobili l’oligarchia dei ricchi, mantiene in schiavitù i neri nelle colonie d’America, è insensibile all’estrema miseria di tanti francesi, riconosce i diritti politici solo ad una parte della popolazione maschile, fa del matrimonio un contratto di asservimento della donna al marito, e impone al Paese una nuova e più feroce tirannia. 

“La donna, come ha diritto al patibolo, deve avere diritto alla tribuna”, protestava Olympe. In vita, ottenne solo il primo.

Nicola Bruni

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Fotocomposizione di Nicola Bruni, con la scena della decapitazione di Luigi XVI e la testa di Olympe de Gouges, da stampe d’epoca.

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