Il mantello di San Martino

San Martino, figlio di un ufficiale dell’esercito romano, originario della Pannonia (l’odierna Ungheria), è stato vescovo di Tours (in Francia) dal 371 fino alla morte, avvenuta a Candes nel 397.

Nel rigido inverno del 335 era un cavaliere della guardia imperiale di stanza in Gallia, quando incontrò un mendicante seminudo che soffriva per il freddo. Impietosito, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con quel poveretto. 

La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello e che diceva ai suoi angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”.

Quando Martino si risvegliò, il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei re Merovingi dei Franchi. 

Ricevuto il battesimo, Martino lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di Sant’Ilario di Poitiers. 

Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini.

La sua festa liturgica si celebra l’11 novembre, giorno della sua sepoltura. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l’Occidente, grazie alla grande fama di santità di Martino. Molte chiese in Europa sono state dedicate a San Martino. Tra queste, le cattedrali di Lucca e Belluno.

Si racconta che dopo l’episodio della divisione del mantello di San Martino il cielo si schiarì e la temperatura si fece più mite, come se all’improvviso fosse tornata l’estate: da lì deriva il nome di “Estate di San Martino” attribuito al fenomeno meteorologico di condizioni di bel tempo che di solito si verificano intorno alla data dell’11 novembre.

Nicola Bruni

*

Nella foto di Nicola Bruni, San Martino a cavallo che divide il suo mantello con un povero seminudo e infreddolito

(statua lignea della fine del XVII secolo, Museo diocesano di Bressanone).

Lascia un commento