Prof. e balocchi

La prof. Balocchi Giuseppina è già nonna. Ma conserva lo struggente ricordo di una canzone della sua infanzia: “Balocchi e profumi”. Quella che diceva: “Maamma! – mormora la bambina, mentre pieni di pianto ha gli occhi – Per la tua piccolina, non compri mai balocchi: mamma, tu compri soltanto i profumi per te”. 

Quando la sentiva alla radio, Giuseppina si commuoveva fino alle lacrime, perché la bambina della canzone poi si ammalava e moriva, e la mamma egoista si pentiva troppo tardi di non averla fatta giocare. 

Ogni tanto suo fratello Tonino gliela cantava apposta per provocarla, e lei lo inseguiva per picchiarlo con un mattarello. 

Giuseppina qualche balocco ce l’aveva, ma nel periodo scolastico veniva regolarmente caricata di compiti e le rimaneva pochissimo tempo libero per giocare. 

Una volta che non aveva saputo ripetere a memoria “Il cinque maggio” di Manzoni, perché invece di studiare aveva festeggiato il compleanno della sua bambola, la maestra Gravina le disse davanti a tutti: “Balocchi, o che tu vieni dal paese dei balocchi?”. Poi le ordinò di mettersi in castigo con il cappello di carta dalle orecchie d’asino. 

Allora lei fu presa da un attacco isterico, rovesciò la cartella sul pavimento, e le si spezzò… il libro Cuore.

Divenuta adulta, Giuseppina Balocchi si è battuta nei consigli scolastici, come mamma e come insegnante, per affermare il diritto dei bambini e degli adolescenti al gioco e al tempo libero, contro la tendenza della scuola ad impossessarsi sempre più della loro vita con la dilatazione delle attività didattiche (fino a 40 ore settimanali nelle elementari, nelle medie e negli istituti professionali) e degli impegni di studio domestici.

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Dal libro di Nicola Bruni “Ad cathedram – Spirito e materie”, ed. La Tecnica della Scuola 2004.

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