Pigiama party in gita scolastica

Questo disegno, della mia alunna Yassmin Yaghmai, geniale fumettista allora tredicenne, ha immortalato la battaglia a cuscinate di un’indimenticabile festa notturna organizzata dalla classe Seconda D della scuola media Mommsen di Roma, in un albergo di Assisi. 

Nella serata del 27 marzo 2001, dopo cena, ottenuto il permesso dei due prof accompagnatori, i 20 componenti della classe, 12 femmine e 8 maschi, si riunirono da soli in una grande camera a più letti per celebrare il rito del “pigiama party”, dopo aver indossato, tutti, un pigiama. 

Avevano preso l’impegno di comportarsi bene e di non fare troppa “caciara”. Per molti di loro era la prima volta che trascorrevano una notte fuori di casa senza genitori o altri parenti, e la partecipazione a quell’evento ne segnava il passaggio all’età adolescenziale.

Il programma della festa prevedeva solo l’ascolto di musica e conversazioni in allegria, ma ad un certo punto qualcuno cominciò a lanciare un cuscino e si scatenò un divertente parapiglia, con i cuscini dei letti che volavano da una parte all’altra della camera. Per fortuna, la battaglia si concluse senza danni né feriti. 

Il party, secondo gli accordi, terminò all’una “di notte”, ovvero all’una “del mattino”, come sosteneva la mia collega citando Bruno Vespa, mattatore televisivo delle “ore piccole”.

Dopo di che, le ragazze e i ragazzi tornarono nelle rispettive camere. Ma, per esperienza, prevedevo che non sarebbe finita lì. Perciò, mi appostai nel corridoio per controllare che non tornassero a riunirsi. Ogni tanto, si apriva una porta, qualcuno faceva capolino, mi vedeva e richiudeva subito. Allora, io mi nascosi, fino a che un maschietto ardimentoso uscì e andò a bussare a una camera delle ragazze. Io lo bloccai e lo tenni  in ostaggio per una decina di minuti, minacciando di chiamare al telefono la sua mamma e buttarla giù dal letto a quell’ora. L’avvertimento fu inteso anche da tutti gli altri, che apparentemente si arresero al sonno.

Finalmente, potei andare a dormire; ma verso le tre sentii bussare alla mia porta. Erano due ragazze, stravolte: “Professore, abbiamo combinato un guaio: si è sfondato un letto” (ci avevano ballato sopra). In realtà, la rete a doghe di legno si era solo sganciata ed era caduta giù, e non fu difficile rimetterla a posto.

Meno di quattro ore dopo, al sorgere del sole, io mi svegliai, “fresco come un rosone” di una chiesa romanica del“Dugento”, per proseguire con la classe la visita di istruzione ad Assisi.

Nicola Bruni