La medicina medioevale di Trotula

Trotula de Ruggiero fu una scienziata italiana dell’XI secolo, la più famosa delle Mulieres Salernitanae, docenti e ricercatrici della Scuola Medica di Salerno, la prima università d’Europa, aperta anche alle donne. Un personaggio passato alla leggenda come Dame Trot, grazie ai Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer (fine XIV secolo). Si narra che da giovane fosse bellissima.

Sposata e madre di due figli, ci ha tramandato il suo sapere e le sue scoperte in due trattati di successo, scritti in latino medioevale: uno di ginecologia, ostetricia e puericultura, detto “Trotula maior”, l’altro di dermatologia e cosmesi, noto come “Trotula minor”.

Concepì molte idee innovative nella medicina: dava grande importanza alla prevenzione, attraverso l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica. 

In caso di malattia, dopo un’accurata anamnesi, prediligeva terapie comprendenti bagni con erbe, impiastri e massaggi, al posto di sbrigativi trattamenti chirurgici. 

Ricercò nuovi metodi per il controllo delle nascite e per rendere il parto meno doloroso. Studiò le infezioni sessuali. Intuì che le cause dell’infertilità fossero da attribuire anche agli uomini, in contrasto con le teorie mediche dell’epoca.

Si occupò della cura del neonato, consigliando di trattarlo con rispetto, di non coartarne la volontà, di lasciarlo libero nei movimenti evitando fasciature immobilizzanti, e di non condizionarlo con paure che lo farebbero crescere psicologicamente insicuro. Quasi il contrario dei principi educativi che andavano per la maggiore ancora nella prima metà del XX secolo.

Infine, Trotula additava la cosmesi e il trucco come utili non solo alla bellezza delle donne ma anche alla loro salute psicofisica e alla loro considerazione sociale. Convinzioni che contraddicono lo stereotipo del “Medioevo età di barbarie”.

Nicola Bruni