Il presepe a scuola

Ho completato il 1° dicembre, al quarto giorno di lavoro, l’edizione 2023 del tradizionale presepe natalizio della scuola media statale Teodoro Mommsen di Roma, l’istituto del mio quartiere Appio Latino dove ho insegnato dal 1997 al 2005.

È la ventisettesima volta consecutiva, dal dicembre del 1997, che ricostruisco simbolicamente la scena della nascita di Gesù nel salone d’ingresso della scuola. L’avevo fatto da “prof” e ho continuato a farlo da presepista volontario dopo aver lasciato l’insegnamento.

Per la limitatezza dello spazio disponibile, ho potuto utilizzare solo una parte delle circa 250 statuine donate dagli alunni nel corso degli anni.

Mentre lavoravo al presepe, ho avuto il piacere di ricevere complimenti e ringraziamenti da insegnanti, genitori e classi di alunni che passavano davanti a me. 
Il tema della scenografia natalizia di quest’anno, esplicitato in un cartello, è: “Dio si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”.
Ho posto, infatti, tra le case di Betlemme la capanna della Natività, con Gesù bambino, Maria, Giuseppe, un angelo, un bue e un asinello, davanti alla quale sostano in adorazione, tra gli altri, due studenti e un insegnante, mentre altri personaggi – uomini, donne e bambini, pastori, contadini, pescatori, operai, massaie e casalinghe – si avvicinano recando doni alla Sacra Famiglia.
Nelle vicinanze c’è l’Hotel Non-c’è-posto, la locanda che ha rifiutato di accogliere Maria partoriente e il suo sposo Giuseppe. Nella periferia, i laboratori degli artigiani. Sulla destra, un grande prato sul quale pascola un gregge di una sessantina di pecore e capre.
In lontananza, da un tunnel scavato sotto una montagna sbucano i tre Re Magi, venuti dall’Oriente, che con i loro cammelli seguono la stella alla ricerca del Figlio di Dio nato a Betlemme.
Tra i personaggi del presepe ci sono diversi musicanti: suonatori di zampogna, di piffero, di organetto, di fisarmonica. Il loro suono non si sente, ma, nell’atmosfera natalizia, si può immaginare.

Nicola Bruni

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