L’Arco di Costantino fu eretto nel 315 d.C., davanti al Colosseo, sull’antica Via Triumphalis, dove passavano i cortei dei generali trionfatori che marciavano verso il Campidoglio. È il più grande dei tre archi trionfali imperiali superstiti di Roma, posteriore all’Arco di Tito (81-90 circa) e all’Arco di Settimio Severo (202-203, che si trovano nel vicino Foro Romano.
Nell’anno 312 l’imperatore Costantino aveva sconfitto il rivale Massenzio (autoproclamato tetrarca di Roma) nella battaglia di Ponte Milvio, sul Tevere, inaugurando un lungo periodo di pace interna dopo anni di guerra civile.
Per celebrarne la vittoria, il Senato di Roma deliberò di dedicargli l’importante monumento, con questa motivazione riportata in latino a caratteri cubitali nella trabeazione dell’arco, su entrambe le facciate:
“IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGVSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM · PVBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT”.
Cioè: “All’imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo Pio Felice Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione divina e per la grandezza del suo spirito in una sola volta con il suo esercito ha vendicato lo Stato, per mezzo di una giusta guerra, sia dal tiranno che da ogni sua fazione, hanno dedicato questo arco insigne per trionfi”.
Sulla frase “instinctu divinitatis” (“per ispirazione divina”) si è molto discusso tra gli studiosi. Alcuni l’hanno interpretata come un’allusione alla leggenda della conversione di Costantino al cristianesimo durante la battaglia di Ponte Milvio, quando avrebbe avuto la visione di una croce accompagnata dalla scritta “in hoc signo vinces” (in questo segno vincerai), episodio riferito dallo storico Eusebio di Cesarea.
È probabile che l’allusione sia volutamente oscura: l’imperatore a quell’epoca, pur avendo un atteggiamento di benevolenza nei confronti della religione cristiana, che egli vedeva come possibile base ideologica del potere imperiale, sembrava voler mantenere ancora una certa equidistanza.
Nell’anno 313, l’imperatore Costantino, Augusto per l’Impero d’Occidente, e il suo collega Licinio, Augusto per l’Impero d’Oriente, decretarono con l’Editto di Milano (noto anche come Editto di tolleranza) la libertà di religione in tutto l’impero, favorendo la diffusione del Cristianesimo. L’importante decisione fu adottata a Milano (che all’epoca si chiamava Mediolanum) perché quella città era divenuta la capitale dell’Impero d’Occidente.
Oltre a riconoscere la libertà di culto, l’Editto di Costantino e Licinio determinava l’obbligo di restituire tutti i luoghi, beni e possedimenti in precedenza acquistati, requisiti o tolti ai cristiani durante il lungo periodo delle persecuzioni, norma da cui sarebbe scaturito il principio dell’inalienabilità dei beni della Chiesa, che soprattutto nel Medioevo ne avrebbe reso “intoccabili” i possedimenti.
L’Arco di Costantino, che misura 21 metri di altezza, 25,70 di larghezza e 7,40 di profondità, ha la particolarità di essere composto in buona parte con frammenti di sculture e decorazioni provenienti da altri monumenti di epoche precedenti che erano già popolari e familiari al popolo romano. Alcuni dei rilievi riutilizzati richiamano le figure dei “buoni imperatori” del II secolo (Traiano, Adriano e Marco Aurelio), ai quali viene così assimilata la figura di Costantino, impegnato a stabilire la legittimità della sua successione di fronte allo sconfitto e deprecato Massenzio.
Nicola Bruni