Il “papa re” della Chiesa anglicana

C’era una volta un re… Per fortuna, in Italia, da 77 anni possiamo raccontarla solo così. A differenza di altri sei Paesi dell’Unione europea (Spagna, Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda, Lussemburgo), della Gran Bretagna e della Norvegia, sui quali regna ancora, per privilegio di nascita, una “testa coronata”. Alla faccia del principio di uguaglianza, che è un fondamento basilare della democrazia.

Con il referendum del 2 giugno 1946, che ha instaurato la Repubblica, noi italiani abbiamo voltato pagina e con la Costituzione del 1948 ci siamo posti all’avanguardia del progresso democratico in Europa, abolendo anche i titoli nobiliari ed esentandoci dal dovere tributario di mantenere i lussi di una corte di nullafacenti.

Viceversa, nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord la Storia è rimasta ferma a molti secoli fa, e siamo di nuovo alla fastosa incoronazione di un re, per giunta in una cattedrale della Chiesa anglicana, con una più che anacronistica commistione fra trono e altare. 


In un Paese diventato multietnico, multireligioso (addirittura l’attuale primo ministro, di origine indiana, è di fede induista) e con un’alta percentuale di non credenti, il re è ancora ufficialmente il Capo della Chiesa di Stato anglicana, come successore dello scismatico sovrano tagliateste Enrico VIII. E, per tradizione, lo sarebbe anche se nel segreto del suo cuore fosse un miscredente.

A Londra, ancora nel 2023, si diventa re, per diritto ereditario, a prescindere da eventuali meriti o demeriti personali, capacità o incapacità. E si diventa Capo della Chiesa anglicana (che ufficialmente non ammette il divorzio), anche dopo aver divorziato per adulterio da una moglie sposata controvoglia (e morta in un misterioso incidente automobilistico) e aver sposato in seconde nozze civili l’ex amante adultera (divorziata anche lei), che viene solennemente insignita del titolo di regina consorte. 

A questo punto, resta inspiegabile, all’umana ragione repubblicana, il prodigioso cambiamento chimico che si verificherebbe nelle vene di una donna “borghese” o “plebea” che sposasse un principe di “sangue reale”, poiché il coniugio ne cambierebbe istantaneamente il sangue di qualità e colore facendolo diventare degno di dar vita ad un principino erede al trono. “Mysterium fidei”, mistero della fede monarchica.

Nicola Bruni 


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Nelle foto: i re d’Inghilterra Enrico VIII (1509-1547) e Carlo III (sul trono dall’8 settembre 2022).

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