Tre volti di ragazze

Tre volti interessanti di ragazze, diverse tra loro, hanno attratto la mia attenzione durante il viaggio di ritorno a Roma dalle vacanze natalizie.

All’aeroporto di Catania, mentre ero in fila per l’imbarco, ho avuto accanto a me per quasi mezz’ora una studentessa poco più che ventenne, snella, alta circa 1 metro e 80, capelli castani lisci lunghi fino alle spalle, gli occhi coperti da occhiali scuri. 

Ho capito dai suoi discorsi al telefono che stava tornando nella città dei suoi studi universitari. Parlando senza un’inflessione dialettale, si lamentava: “Sto morendo di caldo”

Il suo viso era di tipo mediterraneo, tendente alla dolcezza. Mi è parsa carina, anche se non proprio bella. Ma aveva un particolare attraente: le labbra prominenti, dipinte con rossetto, che sembravano atteggiate ad attirare un bacio. Mi sono domandato a lungo, osservandole, se la loro forma fosse naturale o artefatta.

Sull’aereo, nel sedile dietro il mio, c’era una giovane straniera dalla bellezza struggente. L’ho notata dopo l’atterraggio a Fiumicino, mentre stavamo per uscire. Età intorno ai 30 anni, bionda, carnagione molto chiara, occhi celesti, lineamenti fini, sguardo dolce e malinconico. 

Viaggiava da sola, e l’ho poi rivista mentre si dirigeva a prendere un altro aereo in partenza da Fiumicino. 

Allora, ho immaginato che quella sua malinconia fosse dovuta al recente distacco dal “boyfriend” siciliano con il quale, partendo da un Paese del Nord Europa, era andata ad amoreggiare di nuovo per pochi giorni nell’isola. 

Poi, sul treno che da Fiumicino porta a Roma, sono stato ad osservare il gesticolare di una bella ragazza prosperosa dalla pelle color nocciola, con un faccione rotondo da bambola, età tra i 25 e i 30 anni. Di primo acchito, ho pensato che fosse afroamericana, notando che era ben vestita e aveva un grosso orologio al polso sinistro. Invece parlava francese ed era in compagnia di tre persone, un uomo e due donne di pelle chiara, con le quali conversava nella stessa lingua. 

L’uomo, un giovane apparentemente di origine maghrebina, le sedeva accanto tenendola sottobraccio, e ogni tanto lei inclinava la testa sulla sua spalla. Nessuno dei due indossava anelli alle dita.

La ragazza si mostrava gioiosa, scherzava con i suoi amici, rideva mettendo in mostra una perfetta dentatura bianca, roteava espressivamente i grandi occhi neri. Era uno spettacolo guardarla.

Quelle tre ragazze sono rimaste nei miei pensieri e, tornato a casa, la sera ho sentito il desiderio di pregare Dio affinché ciascuna di loro abbia una vita felice.

Nicola Bruni