Dramma all’aeroporto: sparito il mio computer

È accaduto il 21 dicembre 2022, all’aeroporto di Fiumicino. Sono arrivato con tre ore di anticipo sulla partenza del mio volo per Catania, accompagnato in macchina da mio figlio Fabio, che poi doveva andare a lavorare. 

Passato il controllo con il metal-detector, durante il lungo tragitto a piedi per raggiungere il Gate 65, indicato per l’imbarco, ho fatto alcune foto interessanti e avevo intenzione di pubblicarle su Facebook. 

Perciò mi sono seduto nella sala d’attesa e ho aperto lo zainetto per estrarne il computer portatile. Ma, con mia grande sorpresa, il Mac non c’era. Ho aperto anche il trolley, e non c’era neppure lì. “Com’è possibile?” mi sono domandato, sicuro di averlo rimesso nello zaino dopo averlo tirato fuori per i controlli di sicurezza. Ricordavo che in quel momento accanto a me non c’era nessuno che potesse avermelo scippato, e che sul nastro trasportatore non era rimasto niente dei miei effetti personali. 

Sono stato preso dallo sgomento: “Come faccio senza computer, in vacanza per due settimane a Catania?”. Poi, ho pensato che avrei potuto usare i pc dei due figli, i quali l’indomani mi avrebbero raggiunto in macchina con le loro famiglie per trascorrere le festività nella casa ereditata da mia moglie Elina. E subito ne avrei acquistato uno nuovo. I relativi dati – testi e foto – li avevo già messi al sicuro in un hard-disk che portavo in valigia. 

Per fortuna, avevo del tempo a disposizione per ripercorrere il cammino a ritroso, circa due chilometri, fino alla postazione dei metal-detector. Dove, grazie a Dio, ho avuto la gioia di ritrovare il prezioso Mac smarrito. Era stato trascinato via, senza che io me ne accorgessi, con la cassetta sulla quale era poggiato, dal nastro trasportatore e inghiottito dal meccanismo di rotazione delle cassette. Infatti, mi ero distratto, dopo l’arrivo della cassetta in cui c’erano lo zainetto e il giaccone, mentre il trolley tardava a venir fuori dalla “camera oscura”. Una gentile signora addetta ai controlli l’aveva messo da parte e me lo ha restituito.

Insomma, quella mattina ho passato tre brutti quarti d’ora, ma l’importante è che la disavventura abbia avuto un lieto fine. 

Nicola Bruni