Le “am-lire” nel dindarolo

Avete mai sentito parlare delle “am-lire”? Io da bambino ne ho avuta qualcuna, di piccolissimo taglio, tra le mani e nel mio “dindarolo” (salvadanaio). Ci compravo i bruscolini e le caramelle lecca-lecca. Erano la cartamoneta parallela che il Governo militare delle truppe alleate occupanti mise in circolazione sul territorio italiano dopo lo sbarco in Sicilia nel luglio del 1943.

Di quella occupazione, conservo solo due vaghi ricordi: l’arrivo dei soldati americani a Roma, in Via Gallia, la sera del 4 giugno 1944, quando avevo 2 anni e 7 mesi; e un concerto di cornamuse eseguito da una banda di militari scozzesi in costume nazionale, con il gonnellino, in Piazza di Porta San Giovanni tra il 1945 e il 1946. 

Le truppe dei vincitori della Seconda guerra mondiale si ritirarono, ufficialmente, dal suolo italiano il 14 dicembre del 1947, cioè 90 giorni dopo l’entrata in vigore del Trattato di pace punitivo per l’Italia sconfitta, che era stato firmato a Parigi il 10 febbraio dello stesso anno e ratificato dall’Assemblea Costituente il 31 luglio.

Mi sono documentato sull’argomento delle am-lire dall’enciclopedia online Wikipedia. Il loro valore era di 100 am-lire per un dollaro degli Stati Uniti. Essendo intercambiabili con le lire italiane, per decisione militare, contribuirono alla pesante inflazione che colpì l’Italia alla fine della guerra. In totale ne furono stampati (negli Stati Uniti e inviati in Italia) 917,7 milioni di pezzi, pari a 167 miliardi di lire, con tagli da 1, 2, 5, 10, 50, 100, 500 e 1000 am-lire. 

L’armistizio di Cassibile obbligò il Governo Badoglio a riconoscere questa valuta di occupazione, con un tasso di cambio superiore al quintuplo di quello di mercato. I cittadini e le banche italiane furono obbligati ad accettare allo stesso cambio anche i dollari e le sterline. 

Con la proclamazione della Repubblica nel 1946, le am-lire cessarono di essere moneta di occupazione, poiché fu permesso alla lira di tornare a fluttuare liberamente sul mercato dei cambi, ma continuarono ad essere usate insieme alle banconote italiane e alle nuove monete di alluminio sino al 3 giugno 1950, e a Trieste ancora occupata fino alla sua restituzione all’Italia, il 26 ottobre 1954. 

Nicola Bruni