L’inno di Dante a Maria

attribuito a San Bernardo nel XXXIII canto del Paradiso

*

Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fïate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

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PARAFRASI

Vergine madre, figlia del tuo stesso figlio, Gesù Cristo che è Dio, la più umile e più nobile di tutte le creature, termine immutabile del disegno divino di redenzione dell’umanità,

tu sei colei che hai tanto innalzato di valore il genere umano, che il suo creatore non ha disdegnato di divenire egli stesso una sua creatura umana.

Nel tuo grembo si riaccese la fiamma d’amore tra Dio e l’uomo, il cui calore nel Paradiso ha fatto germogliare questo fiore, la rosa celeste dei beati.

Qui nel Paradiso tu sei per noi beati una fiaccola di carità splendente come il sole di mezzogiorno, e sulla Terra, fra i mortali, sei una viva fonte di speranza.

Signora, sei così grande e hai tanto potere presso Dio che, se uno vuole una grazia e non ricorre alla tua intercessione, è come se volesse far volare il suo desiderio senza le ali.

La tua benevolenza non solo viene in aiuto a chi l’invoca, ma molte volte previene spontaneamente la preghiera. 

In te ci sono la misericordia, la pietà, la generosità, in te si raccoglie tutto ciò che di buono può esserci in una creatura.