Le ragioni del lungo “silenzio” sulle foibe

Cerco di spiegare, sotto il profilo storico, le ragioni per le quali il genocidio degli italiani d’Istria nelle foibe fu a lungo sottaciuto dalle nostre istituzioni ufficiali e tenuto quasi nascosto all’opinione pubblica.

Dopo la firma del Trattato di pace di Parigi (10 febbraio del 1947), che puniva duramente l’Italia, quel “Diktat” della sconfitta fu rapidamente rimosso dalla coscienza degli italiani – per volontà dei governi e dei partiti dell’arco costituzionale del dopoguerra – e ottenne pochissimo spazio nei testi di storia, perché la nuova Italia democratica voleva scrollarsi di dosso le responsabilità della guerra fascista, combattuta dalla parte di Hitler, e apparire piuttosto come vincitrice, nel 1945, della guerra di liberazione dal nazifascismo, in modo da porre a fondamento della Costituzione della Repubblica un riscatto morale e politico dell’identità nazionale.

La rimozione del trattato punitivo di Parigi (che amputava l’Italia di una parte del suo territorio e la privava delle colonie) e di una serie di altri eventi dolorosi per il nostro popolo (foibe, molte delle stragi naziste, stragi da bombardamenti angloamericani sui centri abitati con decine di migliaia di morti, stupri sistematici delle truppe franco-marocchine) fu usata dalla classe di governo del dopoguerra al fine di orientare gli italiani verso una politica di riconciliazione con gli ex nemici, di costruzione dell’Europa unita, di alleanza con la democrazia americana e di buon vicinato con la Iugoslavia comunista (ribellatasi a Mosca), in una situazione di incombente minaccia del blocco sovietico. E anche al fine di non dare spazio ad un risveglio di risentimenti nazionalistici, potenzialmente eversivi di quelle fondamentali scelte di pace, che la destra neofascista fomentava. 

D’altra parte, i governi italiani del dopoguerra cercavano anche di far dimenticare le atrocità compiute contro la popolazione civile della Slovenia (fucilazioni di massa di innocenti per rappresaglia, incendi di interi villaggi, deportazioni di donne, vecchi e bambini in lager dove molti morivano) dalle nostre truppe di occupazione negli anni dal 1941 al 1943: crimini di guerra che erano stati accertati dalla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Luigi Gasparotto, ministro della difesa nel III Governo De Gasperi nel 1947.

Dal canto suo, il Pci riguardo alle foibe aveva la coscienza sporca, perché Togliatti aveva posto i partigiani comunisti italiani della Brigata Garibaldi agli ordini dei partigiani comunisti iugoslavi al fine di perseguire l’annessione dell’Istria e della Venezia Giulia, Trieste compresa, alla Iugoslavia comunista.

Nicola Bruni

Nella foto, un’immagine simbolica dell’esoso forzato degli italiani dall’Istria tra il 1943 e il 1947.