La bella vita di quando avevo 20 anni

Si apre, sorprendentemente, con un elenco di sette indirizzi di ragazze straniere la mia agenda del 1961, che ho ripescato da uno scatolone: Gunhild proveniente da Überhausen, Maeve da Belfast, Anneke da Amersfoort, Uta da Bonn, Finn da Kobenhavn, Bernadette da Dublin, Annemarie da Kiel. 
Le avevo conosciute nell’estate precedente durante un viaggio in autostop attraverso l’Europa, mentre alloggiavo negli ostelli della gioventù di Basilea, Strasburgo, Bruxelles, Amsterdam, Lussemburgo, Monaco di Baviera e Colonia. Avevo conversato con loro in inglese e le avevo invitate, singolarmente, a venire a trovarmi a Roma. Scambiai poi con loro qualche lettera o cartolina, ma non le rividi più.

Il 26 ottobre 1961 compii 20 anni. Per la legge dell’epoca ero ancora minorenne, ma di fatto ero già un adulto emancipato, benché continuassi a vivere in casa con i miei genitori. 

Nel 1960 avevo conseguito la maturità classica, mi ero iscritto alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma e avevo cominciato a lavorare come giornalista redattore del settimanale Italiamondo percependo uno stipendio 30mila lire mensili, alle quali aggiungevo gli introiti di collaborazioni con altri giornali.

L’agenda del 1961 mi ricorda che il 25 gennaio fui convocato per la visita della leva militare all’ospedale del Celio, dalla quale risultai “abile arruolato”, di sana costituzione fisica, altezza 173 cm, peso 60 kg, torace 85 cm. Chiesi ed ottenni il rinvio dell’arruolamento per motivi di studio.

Leggo anche che a dicembre iniziai la scuola guida per la patente automobilistica.

In quell’anno ero impegnato, inoltre, in attività politiche nel Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, nell’Intesa Universitaria e nell’associazione Giovane Europa. Quest’ultima mi fece partecipare, dall’8 al 16 marzo, ad un viaggio di studio presso le istituzioni europee, con tappe a Milano, Ispra, Basilea, Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. 

Per il Centro Universitario Democristiano di Roma, del quale ero stato eletto presidente, organizzai il 21 aprile un grande ballo goliardico “della Matricola” (circa 200 studenti) alla Casina delle Rose di Villa Borghese (oggi Casa del Cinema), con il complesso musicale di Gigi Proietti, mio ex compagno di liceo all’Augusto.

Dall’agenda risulta che mi recavo spesso a ballare, in case di amici o night club, in compagnia di colleghe della mia facoltà. Molte riunioni politiche finivano con una cena in pizzeria.

Tra i film che andai a vedere, sono citati “Il balio asciutto”, con Jerry Lewis, e “Bonjour Tristesse”, ispirato al romanzo di Françoise Sagan. A teatro, vidi “Il rinoceronte” di Ionesco e “Zelinda e Lindoro” di Goldoni.
Tra gennaio e febbraio presi parte a tre gite sulla neve organizzate da un circolo universitario, al Terminillo e a Monte Livata.

Durante l’estate, intrapresi una vacanza avventurosa di 42 giorni con il mio amico Nino Criscenti. Andammo a Londra in aereo, vi restammo per tre settimane, poi percorremmo l’isola britannica in autostop fino a Edimburgo e tornammo in Italia attraverso la Francia usufruendo di passaggi automobilistici.

Allora, non avevo una fidanzata che occupasse il mio tempo, e questo mi consentiva di fare tante cose, anche di seguire le lezioni universitarie e di studiare con intensità all’approssimarsi degli esami: almeno 8 ore giornaliere, nella tranquillità della mia cameretta, con punte record di 15 e 16 ore tra il giorno e la notte del 29 ottobre e del 7 novembre.

L’agenda registra, infine, che frequentavo assiduamente l’Eucarestia domenicale e ogni tanto andavo in Piazza San Pietro a ricevere la benedizione del “Papa buono” Giovanni XXIII.

Nicola Bruni