Il mosaico di Santa Pudenziana

Il mosaico absidale della basilica romana di Santa Pudenziana, datato intorno alla fine del IV secolo, è uno dei più antichi del periodo paleocristiano. Rappresenta Cristo in trono, circondato dagli apostoli (in origine a figura intera) e da due donne, identificate nelle sante sorelle martiri Prassede e Pudenziana, figlie del senatore romano Pudente (battezzato da Pietro e martirizzato sotto Nerone). Una parte del mosaico fu distrutta nel XVI secolo, e furono cancellate le figure laterali di due apostoli (ne rimangono dieci). L’attuale ricomposizione, opera di Vincenzo Camuccini, risale al XIX secolo.

Cristo ha i capelli sciolti sulle spalle, una folta barba e il capo circondato da un’aureola (unico fra tutti i personaggi); in mano, tiene un libro aperto sul quale si legge “DOMINUS CONSERVATOR ECCLESIAE PUDENTIANAE”. Questa particolare rappresentazione appare come una sintesi delle tre più diffuse iconografie paleocristiane di Gesù: quella del Cristo-docente, quella del Cristo-filosofo e quella del Cristo-re. 

Alle spalle di Gesù campeggia il Golgota, la collina su cui fu crocifisso, con una grande crocesplendente e gemmata, sullo sfondo di un cielo azzurro al tramonto, carico di nuvole. Tutte le figure appaiono distribuite davanti a un portico curvilineo, che nasconde in parte i monumenti della Gerusalemme Celeste. 

Secondo una diversa interpretazione, le due figure femminili sarebbero allegorie della Chiesa nata dall’ebraismo (ecclesia ex circumcisione) e di quella nata dal paganesimo (ecclesia ex gentibus), che incoronano, rispettivamente, Pietro e Paolo. Questi sono raffigurati con caratteri fisionomici poi divenuti tradizionali: Pietro è brizzolato e porta barba e capelli corti; Paolo è bruno e quasi calvo e ha una lunga barba nera.

In alto, nel cielo, si scorge una delle più antiche rappresentazioni del Tetramorfo, una particolare raffigurazione iconografica cristiana composta da quattro figure alate, ossia i “quattro esseri viventi” citati nell’Apocalisse (4, 7-8) accanto al trono dell’Altissimo (l’angelo, il leone, il bue e l’aquila), che la tradizione della Chiesa ha associato agli autori dei quattro Vangeli canonici: Matteo, Marco, Luca e Giovanni. L’angelo e l’aquila sono stati tagliati nella ristrutturazione dell’abside.

(Riduzione di un articolo di Giuseppe Nifosi, pubblicato in “L’età altomedioevale”, 20 marzo 2020)

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