Ricordo di Gerardo Bianco

Ha lasciato questa vita all’età di 91 anni Gerardo Bianco, storico esponente della migliore Democrazia Cristiana, poi leader del nuovo Partito Popolare Italiano e tra i fondatori dell’Ulivo con Romano Prodi, persona di grande cultura e di indiscussa integrità morale.

Fu deputato in 9 legislature tra il 1968 e il 2008, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa dal 1984 al 1987, ministro della Pubblica Istruzione del VI Governo Andreotti dal 27 luglio 1990 al 13 aprile 1991, europarlamentare dal 1994 al 1999.

Cominciai a conoscerlo alla fine degli anni ’50, quando io ero ancora uno studente liceale, leggendo e meditando i suoi articoli sul quindicinale della sinistra dc “Politica”, diretto da Nicola Pistelli.

Durante gli anni ’70, lo incontravo spesso a Roma nella redazione del settimanale della DC “La Discussione”, del quale eravamo entrambi collaboratori sotto la direzione di Bartolo Ciccardini.

Nel 1990 lo ritrovai ministro della Pubblica Istruzione e ne seguii l’attività ministeriale come corrispondente del quotidiano “Il Giorno”, che il 21 novembre 1990 pubblicò una sua intervista da me firmata.

Infine, mi capitò di incontrarlo più volte alle conferenze dell’Istituto Sturzo a Roma: l’ultima volta il 3 ottobre del 2017, durante un convegno sulla figura politica del comune amico ed ex direttore Bartolo Ciccardini, morto nel 2014.

Nato nel 1931 a Guardia dei Lombardi (Avellino), laureato in Lettere classiche all’Università di Parma, divenne docente di Lingua e letteratura latina nello stesso ateneo. Era un esperto latinista, ma non ricordo nei suoi discorsi citazioni in latino, perché era un oratore che cercava di farsi capire da tutti. Esponeva il suo pensiero con ragionamenti sottili e non attraverso slogan di propaganda. Aveva un carattere mite ma risoluto e fermo sui princìpi, sul rispetto delle istituzioni e dell’etica pubblica.

Non si era arricchito con la politica e, da presidente dell’Associazione degli ex parlamentari, difendeva il diritto al vitalizio per una vecchiaia dignitosa degli ex deputati ed ex senatori che – diceva – avevano rinunciato ad una professione per dedicarsi alla cura del bene comune.

Nicola Bruni

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