Avevo trent’anni e indossavo una pipa

Questa foto mi ritrae a trent’anni, nel 1972: portavo una criniera da “giovane leone”, indossavo una pipa acquistata in Inghilterra e sorridevo alla vita, che gentilmente mi ricambiava il sorriso. Ammetto che fingevo di fumare la pipa senza inspirare il fumo, per darmi un tono “english” e rendermi più interessante.

In quella circostanza, mi trovavo in gita turistica domenicale all’isola del Giglio, con un gruppo di ragazze e ragazzi del Centro giovanile San Bernardino di Via Panisperna a Roma, adiacente alla chiesa omonima, del quale ero un animatore culturale.

Nella stessa Via Panisperna, porta accanto, c’era l’istituto tecnico femminile Margherita di Savoia, dove insegnavo piacevolmente italiano e storia, con educazione civica, a fanciulle tra i 14 e i 16 anni. Le quali avevano stabilito con me un buon rapporto e partecipavano attivamente alle mie lezioni.

Alcune di loro frequentavano anche il centro giovanile e la chiesa di San Bernardino, al di fuori dell’orario scolastico, ed erano venute con me, in quel giorno, alla gita organizzata da don Roberto Amendolagine: pullman, traghetto, escursione turistica, Messa all’aperto e pranzo al sacco.

Non ero ancora fidanzato, e non avevo fretta di sposarmi finché non avessi trovato “il mio tipo”, perché vivevo in casa con i genitori e la ex tata Caterina, che mi facevano trovare sempre il pranzo e la cena apparecchiati. Di conseguenza, avevo il tempo libero per dedicarmi non solo all’insegnamento ma anche ad un’attività giornalistica, di redattore capo di “Lettera dall’Italia”, rivista quindicinale per le comunità italiane all’estero, che casualmente aveva sede proprio in Via Panisperna.

Guadagnavo discretamente e potevo permettermi di indossare vestiti alla moda. Mi ero comprato anche una nuova Fiat 500 decappottabile, in sostituzione di quella del 1962. Andavo a scuola sempre elegante, con giacca e cravatta, cambiando ogni giorno cravatta, poiché sapevo che le mie alunne mi scrutavano nei minimi particolari.

Al di fuori della scuola, frequentavo una comitiva di amici e amiche della mia età, con i quali condividevo feste di compleanno o di matrimonio, cene e balli. Una sera, andammo a ballare al famoso “Piper Club” in Via Tagliamento, dove incontrai una mia alunna e la invitai per un giro di rock and roll. L’indomani, ovviamente, lo seppe tutta la scolaresca del Margherita di Savoia.

Una volta, a scuola, fui mandato a fare una supplenza in una quinta classe che non conoscevo. Le ragazze mi accolsero dicendo: “Professore, di lei sappiamo vita, morte e miracoli”.

Nicola Bruni

Lascia un commento