I “peggiori” che potrebbero vincere le prossime elezioni, se molti si astengono, a mio giudizio sono:
– i candidati amici di boss mafiosi, localmente noti, che gli garantiscono i “voti di scambio” delle loro clientele;
– i politici corruttori e corrotti, quelli che comprano i voti a 50 o 100 euro l’uno, per poi rifarsi ampiamente se eletti in Parlamento;
– i politici amici degli evasori fiscali, che propongono un condono dopo l’altro alla faccia dei contribuenti onesti che hanno già pagato;
– quelli che promettono una “tassa piatta” uguale per tutti al 15 per cento, che favorirebbe enormemente i ricchi e toglierebbe allo Stato le risorse necessarie a garantire i servizi sociali di base;
– gli amici di Putin (magari gli stessi che lo esaltavano come “il migliore statista del mondo”) che in nome di un “pacifismo da portafoglio” vorrebbero indurre l’Ucraina ad arrendersi all’aggressore assassino per poi sparire come nazione;
– quei politici razzisti che discriminano i profughi di guerra secondo il colore della pelle, e lascerebbero affogare in mare, bloccando i soccorsi, chi scappa da guerre africane o asiatiche ;
– quegli inaffidabili saltimbanchi della politica che sono passati disinvoltamente dal secessionismo nordista al nazionalismo sovranista, o da una chiassosa campagna per l’uscita dell’Italia dalla moneta comune ad un atteggiamento “responsabile” in politica estera di fronte alla massa di miliardi di euro da gestire del Recovery Plan, o dalla sfiducia al Governo Draghi alla pretesa che lo stesso Governo dimissionario, rimasto in carica con poteri ridotti all’ordinaria amministrazione, aumenti il deficit del bilancio statale di altre decine di miliardi per far fronte all’attuale (e preesistente) “emergenza”;
– quei partiti che hanno in programma di stravolgere l’ordinamento costituzionale introducendo il “presidenzialismo”, di una persona sola al comando, come ai tempi di “quando c’era Lui”.
Facciamo attenzione, perché il meccanismo truffaldino della legge elettorale “Rosatellum”, potenziato nell’effetto maggioritario dalla riduzione del numero dei parlamentari, potrebbe consentire anche a una coalizione minoritaria, con poco più del 40 per cento dei voti, di ottenere la maggioranza dei due terzi dei seggi sia alla Camera sia al Senato: una maggioranza utile a riformare la Costituzione in Parlamento senza referendum di conferma da parte degli elettori.
Infatti, nei collegi uninominali, che eleggono oltre un terzo dei seggi in palio, il seggio viene assegnato al candidato che ha ottenuto anche un solo voto in più (mentre tutti gli altri restano fuori). Di qui, la necessità che gli elettori non disperdano il proprio voto puntando su un candidato non competitivo (e bisogna informarsi bene).
C’è, però, il problema che questa mostruosa legge elettorale lega le mani all’elettore, perché il voto dato al candidato del collegio uninominale vale anche come voto dato alle liste bloccate della coalizione che lo sostiene, tra le quali nella stessa scheda (una per la Camera e una per il Senato) l’elettore può indicare con una crocetta quella che preferisce. Non è ammesso il voto disgiunto. E questa coercizione può porre difficili problemi di coscienza.
Io, personalmente, non mi sento rappresentato da nessuno degli attuali partiti, ma per dovere civico voterò alla Camera e al Senato il candidato e la lista collegata che più si avvicinano ai miei orientamenti morali e politici, senza badare a promesse mirabolanti prive di copertura finanziaria che non verranno mantenute.
Nicola Bruni
*
Nella foto: mascherone di mostro marino nella fontana di Piazza della Rotonda a Roma, che ho scelto come allegoria dell’attuale legge elettorale.