1960, quando girai l’Europa in autostop

Avevo 18 anni quando, nell’agosto del 1960, realizzai la più grande avventura della mia vita. Girai l’Europa in autostop, con un viaggio di 26 giorni, attraversando 9 Stati: Svizzera, Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Germania, Austria, Italia e San Marino.

    A giugno avevo superato con la media del 7 l’esame di maturità classica al liceo Augusto di Roma. Per quell’importante risultato – secondo la prassi vigente nella nostra famiglia (monoreddito) – non ricevetti nessun regalo dai miei genitori, che erano molto orgogliosi dei successi scolastici dei tre figli, ma li consideravano come dovuti.

    In compenso, un mese prima avevo vinto un premio letterario di 30mila lire (pari a circa 750 euro attuali), partecipando ad un concorso indetto dal Rotary Club tra gli studenti dei licei romani. E quel gruzzolo mi consentì di finanziarmi il viaggio-vacanza.

    Il mio percorso si orientava secondo la dislocazione geografica degli ostelli per la gioventù, dove arrivavo senza prenotazione rischiando di non trovare posto. Una volta dovetti accontentarmi di passare la notte su una brandina di tela senza materasso.

    Agli ostelli conversavo in inglese con ragazzi e ragazze di diverse nazionalità. A Basilea feci amicizia con un giovane romano che abitava nel mio quartiere e poi sarebbe diventato un famoso magistrato: Rosario Priore. A Monaco di Baviera conobbi una bella ragazza irlandese, di nome Maewe, che mi accompagnò a visitare il centro storico.

    Per farmi bastare i soldi, mangiavo per lo più panini imbottiti, cibi in scatola, frutta e latte; tuttavia non tornai dimagrito. Ogni tanto spedivo ai miei una cartolina, ma non telefonai a casa neppure una volta, convinto che mamma e papà fossero abbastanza tranquilli riguardo alla mia capacità di cavarmela in quell’impresa.

    Di quel viaggio conservo, in un’agenda, la memoria scritta di alcuni flash. A Metz visita notturna alla cattedrale illuminata. A Lussemburgo pranzo alla mensa dei lavoratori italiani. Ad Anversa il mio tram si scontra con un camion. Ad Amsterdam, nella chiesa di San Giovanni, per il posto a sedere alla Messa si paga un biglietto. A Colonia la cupola del duomo è ancora distrutta per i bombardamenti della guerra.

    L’avventura dell’autostop cominciò alla frontiera italo-elvetica di Chiasso, che avevo raggiunto in treno da Roma. Il primo passaggio me lo dette una coppia ticinese di coniugi senza figli, molto premurosa, che mi portò a Lugano e mi offrì la colazione.

    L’ultimo passaggio l’ottenni nei pressi di Rovereto da due romani trentenni che tornavano da una vacanza in Austria con una Giulietta. Mi presero in simpatia (gli “facevo tenerezza“) e vollero ospitarmi a loro spese in un albergo di Cesenatico, dove sostammo per due giorni (con visita a San Marino), prima di accompagnarmi a Roma fino al portone di casa. E sulla riviera romagnola imparai per la prima volta a tenermi in equilibrio su una bicicletta da noleggio, proprio nel giorno (25 agosto) in cui nella mia città venivano inaugurati i Giochi della XVII Olimpiade.

Nicola Bruni