Ildegarda di Bingen “in cammino” con Branduardi

Le melodie celestiali di Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), con le sue parole tradotte dal latino in italiano, tornano a risuonare a distanza di nove secoli nel nuovo album del “menestrello” Angelo Branduardi “Il cammino dell’anima”, facendo riemergere una luminosa e poliedrica figura femminile del Medioevo, prima donna musicista della storia, autrice di 155 monodie sacre.

Proclamata “dottore della Chiesa universale” dal papa Benedetto XVI nel 2012 (quarta donna dopo Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux),  Ildegarda era una monaca benedettina tedesca, fondatrice e badessa di due monasteri nella diocesi di Magonza.

Mistica in fama di santità già da viva, teologa, filosofa, scrittrice in latino, poetessa, musicista, scienziata, guaritrice, autrice di trattati di medicina, fisiologia umana, cosmologia, filosofia della natura, botanica, erboristeria, cristalloterapia, fu incoraggiata da San Bernardo di Chiaravalle e poi autorizzata dal papa Eugenio III a rendere pubbliche le sue visioni profetiche con la scrittura e la predicazione (funzione prima di allora preclusa alle donne). 
Dichiarandosi portatrice di un messaggio divino, la “Sibilla del Reno” propugnò la riforma dei costumi nella Chiesa, ne difese l’unità, condannò l’eresia dei Catari, e si spinse a minacciare in una lettera il castigo di Dio all’imperatore Federico Barbarossa (del quale era stata consigliera) per aver opposto un antipapa al pontefice legittimo Alessandro III: “Ascoltami, o re, se hai cara la vita! Altrimenti la mia spada [dice il Signore] ti trafiggerà!”.

Curiosamente, l’abbatissa di Bingen si dedicò anche a descrivere i poteri benefici di alcune pietre preziose: tra queste, il diamante, che tenuto in bocca farebbe guarire le persone inclini alla menzogna e all’ira, e il topazio che, messo in una bevanda, vi neutralizzerebbe qualsiasi veleno. Di quei tempi!

Nicola Bruni

DONNE DEL MEDIOEVO
dipinto esposto nel nuovo Museo dell’Arte Recuperata (MARec), allestito nel palazzo vescovile di San Severino Marche,
che raccoglie le opere salvate dalle chiese inagibili dell’Arcidiocesi di Camerino dopo il terremoto del 2016.