Giovanni XXIII profeta del dialogo

Aveva 77 anni ed era il patriarca di Venezia quando, il 28 ottobre 1958, Angelo Giuseppe Roncalli, figlio di umili e devoti contadini del Bergamasco, fu eletto papa con il nome di Giovanni XXIII. 

Non si può dire che fosse un bell’uomo: era un vecchietto tarchiato, obeso, con le orecchie a sventola e un naso prominente, piuttosto goffo nell’indossare i paramenti pontifici, ma nel sorridere e nel parlare emanava una straordinaria simpatia. Insomma, era dotato di uno speciale carisma. 

Il carisma può essere definito come una dote naturale, o sovrannaturale, che fa di una persona un leader rendendola capace di esercitare un grande fascino su una moltitudine di seguaci, sostenitori o ammiratori. 

Nel caso di Giovanni XXIII, si disse che aveva il carisma della bontà e della santità, di cui sembravano accorgersi anche i non-credenti. Colpivano, soprattutto, la sua paterna affabilità, la sua semplicità, e l’apparente ingenuità delle parole con cui esprimeva una serena fiducia nella Divina Provvidenza.

Questo papa è stato l’iniziatore di una svolta nella storia dei rapporti umani, avviata dalla Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II, da lui convocato nel 1962. Una svolta caratterizzata dalla proclamazione del principio della libertà religiosa e di coscienza; dalla fine delle reciproche condanne e scomuniche fra le Chiese cristiane; dall’apertura di un dialogo rispettoso e amichevole con i “fratelli separati” (non più “eretici” da contrastare) per la ricomposizione dell’unità della Chiesa; dalla cancellazione dell’accusa di “deicidio” (uccisione di Dio) rivolta in passato agli ebrei, successivamente rivalutati e riabbracciati da Giovanni Paolo II come “fratelli maggiori” dei cristiani; dall’apertura del cattolicesimo al dialogo con le religioni non cristiane per la costruzione della pace, e alla collaborazione in campo politico e sociale con i non-credenti per il bene dell’umanità e delle singole comunità nazionali.

Si è trattato anche di una grande svolta educativa, ispirata a tre importanti direttive contenute nell’insegnamento di Giovanni XXIII: la prima invitava a “distinguere l’errore dall’errante”, cioè a respingere il peccato ma non il peccatore; la seconda, a preferire nel rapporto con gli altri la ricerca di ciò che unisce a quella di ciò che divide; la terza, a non dare ascolto ai profeti di sventura, che annunciano eventi sempre infausti come se incombesse la fine del mondo, e adoperarsi invece con generosa dedizione e cristiano ottimismo per rendere più giusta e solidale la convivenza umana.

Dunque, Giovanni XXIII, che la Chiesa ha proclamato beato nel 2000 e santo nel 2014, è stato non soltanto un “papa buono”: è stato un papa molto deciso e coraggioso, che univa alla bontà una grande sapienza profetica.

Nicola Bruni

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