I valori umani di David Sassoli

Una persona perbene” è il giudizio che più ricorre nei commenti sulla figura di David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo morto a 65 anni lo scorso 11 gennaio. Lo riconoscono anche molti avversari politici, ammettendo che era onesto, leale, rispettoso, gentile, “umano“, appassionato al suo lavoro, attaccato alla sua famiglia. Era “un uomo buono”, come ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ma anche “un sincero democratico e un convinto europeista”; un esempio di buona politica; un leader assertore di valori; un degno e autorevole rappresentante dell’Italia nel consesso internazionale.

    Sassoli aveva scritto su Facebook nell’aprile del 2019, ai tempi in cui Matteo Salvini imperversava con arroganza come ministro dell’Interno: “Mi dicono che sono troppo educato. Mi dicono che nella politica di oggi, per avere voti, bisogna urlare e insultare gli avversari. E che non farlo non va bene. Io dico invece che dobbiamo restare educati e civili, e opporci con educazione a quelli che vorrebbero che diventassimo maleducati e aggressivi come loro. No. Non diventeremo come loro!”.

    Incarnava anche altre belle qualità, il mio amico David Sassoli, che ho avuto l’onore di frequentare per sette anni, dal 1985 al 1992, come collega giornalista nella redazione romana del quotidiano Il Giorno (all’epoca, una testata nazionale prestigiosa, di proprietà dell’Eni): intelligente, colto, garbato ma determinato nel sostenere le sue idee. Lo ricordo come un cronista competente, che studiava gli argomenti da trattare, intraprendente nella ricerca delle notizie, scrupoloso nel riportare la verità dei fatti, spigliato nello scrivere, capace di farsi capire da tutti con un linguaggio semplice. 

    Era più giovane di me di 14 anni, ma avevamo in comune la stessa ispirazione ideale, maturata nell’ambito del cattolicesimo democratico e sociale, la stessa fede cristiana. Avevamo in comune due grandi “maestri del pensiero”, Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani, che gli avevano trasmesso “il senso della povera gente”, l’attenzione ai più deboli e indifesi. Dal “Sindaco santo” di Firenze aveva recepito anche una visione politica di ampio respiro internazionale e l’attitudine al dialogo con persone di diverso orientamento.

    Nella prima metà degli anni ’60 avevo conosciuto il suo papà, Domenico Sassoli, giornalista del quotidiano Il Popolo, organo della Democrazia Cristiana: un fine intellettuale cattolico, che suppongo abbia molto influito sulla sua educazione e formazione culturale.

    David acquistò grande popolarità, all’inizio degli anni 2000, quando divenne conduttore del Tg1, con un volto e un comportamento da persona seria che ispiravano fiducia. Una popolarità che gli fruttò oltre 400mila voti di preferenza nelle elezioni per il Parlamento europeo del 2009, allorché si presentò e fu eletto come capolista del Partito Democratico nella circoscrizione dell’Italia centrale. Da quel momento abbandonò il giornalismo per dedicare il resto della sua vita alla politica come servizio al bene comune e alla costruzione dell’Europa come progetto di pace. 

    Dieci anni dopo, la sua elezione alla presidenza del Parlamento europeo, carica nella quale ha dimostrato un alto senso delle istituzioni ponendosi al di sopra delle parti, si è guadagnata un’autorevolezza che non avevano i suoi predecessori, ha contribuito alla svolta dell’Ue verso la politica di sviluppo del “Next Generation Eu”, ha avuto il coraggio di parlare “fuori dal coro” contro l’indifferenza verso i poveri, in difesa dei diritti umani, contro i muri alle frontiere, per l’accoglienza dei profughi che bussano alle porte dell’Europa. E ha aperto due palazzi del Parlamento europeo, nella fase più acuta della pandemia, per dare un letto a donne senza casa e pasti caldi a chi non li aveva. 

    Al mio amico David, ne sono certo, si addice la promessa del Regno dei cieli fatta da Gesù, nel discorso delle beatitudini, ai “misericordiosi”, ai “miti”, agli “operatori di pace”, a chi ha “fame e sete di giustizia“.

Nicola Bruni

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