La morte, la fede e la gioia

Un vaccino spirituale per non ammalarsi di tristezza

(26 novembre 2021)

“Ciao, Elina!”, saluto ogni volta così la mia dolce sposa, quando incrocio con lo sguardo uno dei suoi ritratti disseminati in tutte le stanze della nostra casa, a Roma. E lei mi risponde con un sorriso amoroso dalla fotografia. Io continuo a sentire la sua presenza spirituale accanto a me, e tuttavia mi manca il contatto fisico con la sua bella persona, mi mancano i suoi abbracci, mi mancano i suoi baci.

Elina è passata dalla vita terrena alla vita eterna lo scorso 8 agosto, dopo una lunga malattia. Ho assistito al suo ultimo respiro. In quel momento, ho provato un immenso dolore e ho pianto amaramente. 

Poi, mi sono rasserenato, al pensiero che lei aveva fatto una “morte santa” e che la sua anima era certamente volata in Paradiso, un traguardo di vita verso il quale aveva camminato nella fede, nella preghiera e nella grazia di Dio fin da quando era bambina. 

Pertanto, non ho messo il lutto, e ho voluto che al suo funerale in chiesa non venissero suonate le campane a morto. Lei mi raccomandava che io continuassi a vivere felice anche dopo la sua morte. E ora io, dopo essermi ripreso dal trauma del distacco, ci sto provando, con il sostegno della preghiera, dei sacramenti, dell’affetto dei miei familiari e di tante persone che mi vogliono bene; con l’aiuto anche del naturale buonumore ereditato dalla mia mamma. Mi sono rilassato con due brevi vacanze, e, ringraziando il Signore, ho festeggiato il mio 80° compleanno.

Papa Francesco, nel discorso dell’Angelus per la Festa di Tutti Santi, ha esortato i cristiani ad essere gioiosi e a comunicare agli altri la gioia della fede in Cristo, ricordando che “la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio”.

“Siamo santi – ha detto il Pontefice – perché Dio viene ad abitare la nostra vita. Per questo siamo beati! La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza”.

Potevo ammalarmi di tristezza anch’io, dopo aver perduto la mia Elina, ma la grazia di Dio mi ha aiutato finora, come un efficace vaccino, a prevenire questa penosa malattia dell’anima. 

Nicola Bruni

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