Amore senza gelosia

Tra i tanti motivi che ho per ringraziare la mia sposa Elina, c’è anche quello di avere sempre avuto piena fiducia in me e di avermi consentito, senza alcuna gelosia, di coltivare antiche e nuove amicizie femminili. Lo stesso ho fatto io con lei, rispettando il suo diritto a mantenere amicizie maschili risalenti agli anni giovanili vissuti a Catania e, anzi, condividendole con piacere.

Talvolta, quando io la vedevo un po’ freddina nei miei riguardi, le dicevo scherzando: “Dovrei farti un po’ ingelosire, così mi staresti più vicina”.

E poiché, negli ultimi anni, ho organizzato un “Club delle Margheritine”, dopo aver ritrovato su Facebook una settantina di mie affezionate allieve dell’istituto tecnico femminile Margherita di Savoia, alcuni amici mi hanno domandato con meraviglia: “Ma tua moglie non è gelosa che tu te ne vada in giro a visitare Roma in compagnia di tante belle donne?”“Non è gelosa – rispondevo io -, perché si fida di me”.

I nostri rapporti personali sono sempre stati improntati a discrezione e al reciproco rispetto. Io non le ho mai chiesto se avesse avuto qualche innamoramento prima di conoscermi all’età di 33 anni (2 più di me). E lei non mi ha mai fatto domande su miei eventuali amori del passato.

Il nostro fu un fidanzamento casto. Un giorno che Elina, da fidanzata, venne a Roma, la mia nipotina Stefania, di 6 anni, si mise a spiare dal buco della chiave le effusioni che ci stavamo scambiando nella mia stanza, e poi andò a riferire alla nonna e alla mamma (mia sorella) presenti in casa: “Si danno certi baci!”.

Quando arrivammo alla prima notte di matrimonio, il 3 luglio 1974, ed entrammo nella camera nuziale del Grand Hotel Baia Verde di Catania (io sollevai la sposa con le mie braccia per farle varcare la soglia, come mi aveva insegnato il maître), eravamo molto emozionati e impacciati. Non sapevamo come fare per realizzare lo “ius primae noctis”, perché nessuno di noi due era esperto in materia, e i nostri maldestri tentativi ci lasciarono insoddisfatti. Andò meglio la seconda notte, e da allora si accese tra noi una grande passione erotico-amorosa, che poi, pur rallentando, si è mantenuta straordinariamente viva fino agli 80 anni di Elina, prima che si aggravasse la sua infermità.

All’inizio della vita matrimoniale, ci furono tra noi alcune incomprensioni. Elina si offendeva facilmente e mi teneva il broncio, se giudicava che io non mi fossi comportato correttamente con lei, in particolare che io avessi preso qualche decisione di comune interesse senza consultarla. Allora io la supplicavo di perdonarmi e quasi mi mettevo a piangere. Ma lei la tirava un po’ per le lunghe prima di fare la pace. E questo, perché pensava di dovermi educare, forse suggestionata dai consigli di qualche amica che le potrebbe averle detto: “Non ti fare comandare e sottomettere”.

D’altra parte, Elina, in una lettera da Catania prima del matrimonio, mi aveva avvisato su suoi possibili cambiamenti di umore: “Io cercherò di essere sempre la donna dolce che tu vuoi; ma, se tu mi ami, cerca di sopportarmi quando ho la luna storta”.

A poco a poco, Elina e io ci siamo amalgamati, e siamo diventati – come si suol dire – “un cuore solo e un’anima sola”. 

Nicola Bruni

*

Nella foto, Elina (seduta a sinistra) insieme con me 

al termine di una cena in pizzeria organizzata dal Club delle Margheritine il 14 maggio 2019.

Lascia un commento