La Via Crucis di Elina

(29 marzo 2021)

Mia moglie Elina non riesce più a parlare, per il progredire della sua malattia, un meningioma di recidiva non operabile, che cresce lentamente e comprime le funzioni cerebrali.

Tuttavia, si mantiene cosciente e tranquilla, nel suo letto, nonostante la sofferenza per la condizione di immobilità e incomunicabilità alla quale è costretta dalla paralisi. 

Può muovere solo gli occhi e la bocca, per mangiare e per ricevere la santa Eucarestia, che le viene portata ogni domenica dal viceparroco don Alberto.

Segue mentalmente ogni giorno la Messa in tv e le preghiere che io recito per lei, con parole che esprimono la sua fede nella vita eterna presso Dio e che assumono nelle attuali circostanze una particolare pregnanza: “Padre nostro che sei nei cieli … sia fatta la tua volontà… Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte… Credo nella remissione dei peccati, nella resurrezione della carne e nella vita eterna”. Invochiamo insieme l’aiuto di Dio anche per “tutti quelli che soffrono e sono nel bisogno“.

Elina porta avanti con cristiana sopportazione “la sua croce”, secondo le parole di Gesù riferite dai Vangeli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me… prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”.

Il Signore le ha concesso la possibilità di vivere questa fase cruciale della sua esistenza nella propria casa, coccolata dai familiari, anziché nella solitudine di un ospedale in tempi di pandemia Covid, con alcuni supporti forniti dalla Asl e dalla Casagit, la mutua dei giornalisti.

E’ accudita premurosamente, oltre che da me, da cinque brave assistenti, che si avvicendano al suo capezzale giorno e notte. A loro si aggiungono due fisioterapisti, che, a turno, le fanno fare una ginnastica passiva quattro volte alla settimana. 

Le preghiere che ci sono state assicurate da un gran numero di amici e conoscenti, hanno finora ottenuto da Dio la grazia di farla stare serena.

Al fine di rallegrarla, io sono impegnato a recuperare con uno scanner, da una raccolta di diapositive, alcune belle foto della nostra famiglia dei decenni passati, che le richiamino alla mente dolci ricordi, come questa scattata nel 1976 dopo la nascita del primo figlio, quando la maternità l’aveva resa ancor più bella di prima.

Inoltre, ho ripreso in mano l’epistolario del nostro fidanzamento. E le ho riletto queste frasi che lei mi scrisse il 4 novembre 1973 dalla sua Catania: “La verità è che ti amo tanto. Sei l’uomo che ho scelto per la mia vita e con il quale intendo realizzare non una semplice unione, ma una comunione d’amore. La nostra intesa però non deve isolarci dagli altri, anzi dobbiamo cercare di comunicare a tutti quelli che ci stanno vicino la nostra gioia ed essere segno dell’amore di Dio che si manifesta attraverso noi, sue povere creature. Sono profondamente convinta della bontà del tuo animo, per cui desidererei che tu mi aiutassi a diventare migliore di quella che sono, perché penso di averne bisogno”.

Questa è la mia Elina.

Nicola Bruni

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