La gioia dei figli, la gioia dei nipoti

Me lo mostrarono con il videocitofono, nella sala d’attesa del Policlinico Gemelli, la sera del 13 dicembre 1975: era maschio ed era mio figlio! Ero diventato PAPA’: il papà di Paolo! Traboccavo di gioia. Elina stava bene. Il parto era stato naturale. Corsi a dare il lieto annuncio ai parenti e agli amici, con il telefono a gettoni. 
Per Fabio, nato pure al Gemelli la sera del 28 febbraio 1979, la gravidanza di Elina era stata a rischio. Perciò la mia gioia fu accresciuta dal sollievo per lo scampato pericolo. Mostrandomi il bambino al videocitofono, un’infermiera mi disse: “E’ bel pupo, il primo maschio nato oggi, dopo cinque femmine”. I familiari presenti delle nate “femmine” me lo invidiavano. 

IL MESTIERE DI MAMMA E PAPA’ 
Poi biberon, pappine, pannolini, bagnetti, bacetti, coccole, paroline, ninne nanne, favolette, giochini, passeggini, scherzetti, capriccetti, qualche sculaccione… e tanta allegria. 

“Ole ole Anna! Ole ole Anna! Ole ole ole, ole ole, ole Anna!”. Era una delle canzoncine magiche di cui mi servivo per addormentare Paoletto, mentre lo “spupazzavo” tra le mie braccia passeggiando avanti e indietro nel corridoio di casa. 
A Fabietto piaceva di più “Angiolina, bell’Angiolina, innamorato mi son di te…”
Ma il pezzo forte del mio repertorio soporifero era: “Ninna oh, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Se lo do alla Befana, se lo tiene una settimana. Se lo do all’Annunziata, se lo tiene una mesata. Se lo do all’Uomo nero, se lo tiene un anno intero…”. 
L’imboccamento dei due bambini era un’altra delle incombenze a cui mi sobbarcavo spesso. Per farli mangiare, quando non volevano aprire la bocca, bisognava distrarli raccontando qualche storiella, che io generalmente inventavo ambientandola in luoghi da loro conosciuti. 
La preferita era quella di un topolino arrampicato su un albero, proprio sotto la finestra di casa nostra. Uno spazzino, che lo aveva rincorso con la scopa, cercava di farlo cadere scuotendo il tronco. La povera bestiolina gridava spaventata, pronunciando male la s: “Cacco, cacco, cacco!”. Allora il piccino rideva, apriva la boccuccia al cucchiaino e senza accorgersene mandava giù la pappina. 
Quando andavamo “a spasso”, mi toccava spesso di “fare il cavallo” portando “a cavacecio”, cioè a cavalcioni sulle spalle, ora l’uno ora l’altro figlio. Le mete abituali, nei dintorni di casa, erano “la villa” degli Scipioni a Porta Latina (“A illa, a illa!”, ordinava Paoletto) e la ferrovia di Piazza Zama, dove aspettavamo i treni che facevano “te-tùn, te-tùn”, almeno fino al passaggio di un vagone ristorante. 
Una particolare eccitazione provavano i bambini le rare volte che viaggiavano con noi su un autobus o su un tram. Una volta Paoletto per esprimere la sua gioia, mentre il “brun brun” iniziava la sua corsa, esclamò curiosamente: “Carne di polpettone!”. Di Fabietto è rimasta famosa una domanda dolcissima che fece davanti alla vetrina di una pasticceria di Naxos: “Mamma, me lo compri un pacciccino?”. 

A SCUOLA ANCHE DA GENITORI 
Il ragazzo va benino, ma potrebbe fare di più”, era il giudizio stereotipato che la mamma e il papà di Paolo e di Fabio sentivano pronunciare con maggior frequenza dai rispettivi insegnanti nei colloqui scolastici. Sia al primo sia al secondo, una gran voglia di studiare venne solo con l’iscrizione all’università. Negli anni della scuola media e del liceo classico (all’Augusto), avevano per lo più “tirato a campare”. 
Elina e io li seguimmo con costanza, dalla prima elementare alla “maturità”, stimolandoli, aiutandoli nello studio e integrando la formazione scolastica. Io svolsi anche le funzioni di rappresentante dei genitori nei Consigli di classe, e nel Consiglio di circolo della scuola Manzoni, frequentata da Paolo. 

Elina e Nicola con i figli Paolo e Fabio, il 23 dicembre 2018.

I FIGLI SI LAUREANO E SI SPOSANO 
Infine, Paolo si è laureato in lettere classiche all’Università Roma Tre, con la votazione di 110 e lode, e si è specializzato per l’insegnamento alla Ssis. Fabio ha conseguito la laurea specialistica in ingegneria gestionale all’Università di Tor Vergata, e ha superato l’esame di abilitazione professionale. 
Oggi, Paolo, 43 anni, è professore di ruolo di lettere, latino e greco in un liceo classico di Roma, e vanta già 19 anni di insegnamento. 
Fabio, 40 anni, lavora stabilmente come ingegnere gestionale in una società di consulenza manageriale, a Roma. 
Entrambi hanno “smammato” dalla casa dei genitori fin dal 2002. Si sono resi autonomi e hanno imparato da soli a cucinare, lavare e stirare. 
L’uno e l’altro si sono sposati e sono diventati papà di un bambino, rispettivamente di Leo, nato il 22 aprile 2013, e Gabriel, nato il 10 ottobre 2013. 
Così, Elina e io, siamo diventati felicemente NONNI

Nicola Bruni 

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Nella foto in alto, Elina e Nicola con i figli Paolo e Fabio il 18 novembre 1979.

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Elina e Nicola con i nipotini di sei anni, Leo e Gabriel, il 26 ottobre 2019.