La luttuosa notizia della morte di Papa Francesco, da me appresa alle ore 11 del 21 aprile, lunedì di Pasquetta, mi ha talmente turbato che non me la sono più sentita di partecipare al pranzo “fuori porta” programmato con alcuni amici. Ho sofferto quell’evento come la perdita di una figura paterna, del Santo Padre della mia Chiesa cattolica.
Nella mia lunga vita ho conosciuto da vicino sette papi, a cominciare da Pio XII, e nel mio cuore li ho amati tutti, pur nella loro diversità.
Ero in piazza San Pietro la sera del 13 marzo. 2013, quando dal comignolo della Cappella Sistina uscì la fumata bianca dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio. Ancora non si sapeva chi fosse l’eletto, ma la folla dei fedeli presenti, me compreso, gioiva, esultava e sentiva di amarlo come un padre senza conoscerlo.
Ciò premesso, non mi è piaciuto il profluvio di retorica che si è riversato su Papa Francesco dalle principali reti televisive e radiofoniche italiane, che per almeno 24 ore hanno cancellato dai loro notiziari i massacri israeliani di palestinesi a Gaza, i bombardamenti russi sull’Ucraina e ogni altro evento, come se nel mondo non stesse più accadendo nulla di grave o di importante.
Non mi è piaciuta la corsa a saltare sul trionfale carro funebre dell’illustre defunto, da parte di politici e commentatori ipocriti che ne avevano avversato gli insegnamenti o che addirittura lo avevano insultato.
Mi riferisco in particolare ai moniti di Papa Francesco sui peccati mortali nei quali incorre chi disumanizza e respinge i migranti anche a costo di provocarne gravi sofferenze o la morte, chi pratica l’uccisione di un figlio nel grembo materno, chi fomenta guerre per lucrare sul traffico di armi anziché cercare mediazioni di pace, chi è complice o si volta dall’altra parte di fronte a crimini contro l’umanità perpetrati da governi amici.
Non mi è piaciuta la decisione del Governo di prolungare da tre a cinque giorni il lutto nazionale per la morte del Papa, finalizzata a tenere le bandiere a mezz’asta negli edifici pubblici anche il 25 aprile, 80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Nicola Bruni