Gli affari sporchi con Nenanyahu

Ci sono gli affari non interrotti della compravendita di armi dietro a cosiddetta “incapacità” della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di dire una sola parola di condanna dello sterminio del popolo palestinese che il governo israeliano di Netanyahu sta perpetrando a Gaza. 

Affari coperti dal segreto di Stato, e per i quali ci potrebbe essere un grosso tornaconto segreto dei partiti della coalizione di governo, che rimangono tutti incredibilmente silenziosi di fronte ai massacri quotidiani di decine e centinaia di civili palestinesi innocenti, tra i quali molti bambini, bruciati vivi dalle bombe, schiacciati sotto le macerie o lasciati morire di fame, di sete o per ferite e malattie non curate.

Abbiamo osservato nei mesi scorsi con quali modi ossequiosi Meloni, Tajani e Salvini siano andati a stringere le mani sporche di sangue di Netanyahu, su cui pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, non riconosciuto dal Governo italiano.

Sta di fatto che l’Italia continua ad essere il terzo fornitore mondiale di armi a Israele dopo gli Stati Uniti e la Germania: armi italiane che contribuiscono a radere al suolo Gaza e a uccidere, tra gli altri, decine di migliaia di bambini.

Nicola Bruni