Mi congratulo con la Nazionale italiana di calcio per i due colpi di fortuna che, alla roulette dei calci di rigore, le hanno consentito di trasformare due pareggi, prima con la Spagna, poi con l’Inghilterra, nella vittoria della Coppa Uefa. Colpi di fortuna che spero siano di buon auspicio per più meritati e sostanziali successi del nostro Paese.
Ricordo che essere fortunati non significa essere più bravi e migliori di chi non ha avuto fortuna.
Perciò, ritengo fuori luogo le vanterie di superiorità nazionale o addirittura razziale che tanti “patrioti italiani del pallone”, sulla base di quei due colpi di fortuna calcistica, hanno manifestato nei confronti degli inglesi e dell’Inghilterra.
Così come è fuori luogo, per chi voglia ragionare con la testa anziché con i piedi, il profluvio di retorica nazionalistica con cui tanti pubblici commentatori hanno esaltato quel presunto “trionfo” dell’Italia.
Dal mio punto di vista, di “vaccinato contro il tifo sportivo”, la squadra che ha vinto la Coppa Uefa non è “l’Italia”ma solo una compagine di calciatori strapagati (le cui prebende dovrebbero essere considerate un’offesa per tante intelligenze italiane il cui valore professionale è misconosciuto) occasionalmente costituita in rappresentanza di un settore, il più popolare, dello sport italiano. L’Italia con i suoi valori, la sua civiltà e la sua cultura è ben altro: non si è costruita con i piedi dei calciatori ma con le opere dell’ingegno e con il lavoro delle mani.
La retorica dei titoli sui giornali e dei commenti radiotelevisivi è riuscita a far credere a tanti nostri connazionali di essere “campioni d’Europa”, campioni in tutti i campi. Salvo dover scoprire, poi, tra l’altro, che l’Italia per il calcio non è rappresentata alle Olimpiadi di Tokio, perché le nostre nazionali di dilettanti, maschile e femminile, non sono riuscite a superare i tornei di qualificazione olimpica.
Purtroppo, quello che è accaduto attorno al campionato Uefa sta a dimostrare che oggi lo sport del calcio non serve a favorire e a rafforzare l’amicizia tra i popoli: al contrario, serve a fomentare astiose rivalità, sentimenti di odio e di disprezzo per l’avversario, pulsioni nazionaliste e revansciste, razzismo becero, pretese e illusioni di superiorità di una nazione sulle altre basate solo sulla capacità di fare un gol in più, addirittura rivendicazioni di passate dominazioni imperiali e coloniali.
L’importanza del calcio nella vita nazionale dovrebbe essere ridimensionata: i successi internazionali dei nostri atleti del pallone dovrebbero essere considerati alla pari di quelli ottenuti dai colleghi delle altre specialità sportive. Se si vince, ci fa piacere, ma l’Italia non “trionfa”; se si perde, ci dispiace, ma l’Italia non crolla. Vittorie e sconfitte nello sport non cambiano la vita degli italiani.
Buona fortuna, Italia, non solo alle Olimpiadi di Tokio!
Nicola Bruni
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Nella foto, la Nazionale olimpica italiana sfila alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Tokio, il 23 luglio 2021.