Sento un maestro del pensiero, sostenitore “senza se e senza ma” della proposta di legge Zan sulla “trans-omo-bi-fobia” (e chi più ne ha non ne metta), esclamare in tv: “Ci mancherebbe altro!”. E subito mi viene spontaneo domandargli: “Che cosa ci mancherebbe?”.
Ovviamente, lui non mi risponde dal teleschermo. Allora cerco di rispondermi io. Mi guardo intorno, e che cosa vedo?
Vedo una maggioranza di governo formata da partiti avversari, in disaccordo su quasi tutto, e che dovrebbe varare in pochi mesi epocali riforme organiche della burocrazia, della giustizia, del fisco, della transizione ecologica e della transizione digitale.
Perciò, mi verrebbe di rispondere: “Non ci mancherebbe altro!”.
E invece no: secondo una lobby di poteri forti, che pesta il mortaio a tutte le ore nei mass-media, la prima cosa che ci mancherebbe è l’approvazione senza discussione al Senato di una “legge Zan” che – sotto il pretesto di aggravare pene già esistenti per atti discriminatori, di violenza o di istigazione alla violenza contro persone “lgbt” – introdurrebbe quel “ci mancherebbe altro” perseguito da alcuni suoi promotori.
Ci mancherebbe cioè:
1) la cancellazione sul piano giuridico della distinzione tra sesso maschile e sesso femminile, da sostituire con una liquida “identità di genere”, che consenta all’individuo di autodefinirsi ed essere riconosciuto come maschio o femmina a scelta e in maniera reversibile (del tipo, oggi “Roberta”, domani “Roberto”, dopodomani di nuovo “Roberta”), anche a prescindere dai propri attributi sessuali;
2) la decisione di demandare alla discrezionalità di un giudice di turno la facoltà di processare e condannare chi osi sostenere per esempio, come dice la Bibbia, che “maschio e femmina Dio li creò” (anziché di un genere neutro), imponendo in tal modo l’autocensura, per evitare possibili guai giudiziari, a chi non approvi il pensiero ufficiale sul “gender”;
3) l’insegnamento obbligatorio dell’ideologia “gender” nelle scuole fin dalla più tenera età, al fine di indottrinare pupi e pupe sulla necessità di scegliere liberamente la propria “identità di genere” – maschile, femminile, bisessuale o “transumana” – resistendo a eventuali interferenze dei genitori.
Ma anche allora, a mio parere, “ci mancherebbe altro”.
E che cos’altro ci mancherebbe?
Ci mancherebbe il riconoscimento della fondamentale “identità” di cittadini italiani per una grande moltitudine di bambini e ragazzi, maschi e femmine, italiani di fatto ma non di diritto perché figli di immigrati stranieri, che studiano nelle nostre scuole, pensano e si esprimono in italiano, sono amici dei nostri figli o nipoti e si sentono italiani con tutto il cuore, ma sono discriminati per un incostituzionale pregiudizio nazionalista e razzista… anche dalla “legge Zan”.Una legge che non prevede aggravanti di pene per chi maltratti o discrimini come straniere persone che sentano di avere un’identità italiana.
Nicolaus
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POST SCRIPTUM – La cosiddetta “legge Zan” è stata bocciata a scrutinio segreto dal Senato il 27 ottobre 2021 con 154 voti contrari, 131 favorevoli e 2 astenuti.