L’inno di Dante a Maria

attribuito a San Bernardo nel XXXIII canto del Paradiso

*

Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,

per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face

di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia e a te non ricorre,

sua disïanza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fïate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

*

PARAFRASI

Vergine madre, figlia del tuo stesso figlio, Gesù Cristo che è Dio, la più umile e più nobile di tutte le creature, termine immutabile del disegno divino di redenzione dell’umanità,

tu sei colei che hai tanto innalzato di valore il genere umano, che il suo creatore non ha disdegnato di divenire egli stesso una sua creatura umana.

Nel tuo grembo si riaccese la fiamma d’amore tra Dio e l’uomo, il cui calore nel Paradiso ha fatto germogliare questo fiore, la rosa celeste dei beati.

Qui nel Paradiso tu sei per noi beati una fiaccola di carità splendente come il sole di mezzogiorno, e sulla Terra, fra i mortali, sei una viva fonte di speranza.

Signora, sei così grande e hai tanto potere presso Dio che, se uno vuole una grazia e non ricorre alla tua intercessione, è come se volesse far volare il suo desiderio senza le ali.

La tua benevolenza non solo viene in aiuto a chi l’invoca, ma molte volte previene spontaneamente la preghiera. 

In te ci sono la misericordia, la pietà, la generosità, in te si raccoglie tutto ciò che di buono può esserci in una creatura.

Un pensiero riguardo “L’inno di Dante a Maria

  1. Nel 2002 ancora prestavo servizio in una scuola “supersperimentale”, all’interno della quale mi trovai tanto male da arrivare a chiedere il trasferimento proprio in quell’anno. Tanto per capirci, l’epiteto più infamante che potevi ricevere era quello di insegnante “tradizionale” (sic!). Pertanto dai a cercare , a imparare, a riunirsi ecc. ecc per fare una scuola all’avanguardia. Non nego di aver imparato qualcosa, ma ritengo che ci fosse un’atmosfera di eccesso. Da seguace di S.Paolo esaminai tutto e trattenni il valore di quanto, realmente, ne aveva. Fui facile profeta perchè ciò che era valido poi fu adottato in molte altre scuole: il resto no! Ma ciò che mi dava fastidio era la sostanziale censura che c’era nei confronti di alcuni autori, anche grandi, come Manzoni e, soprattuto, Dante. Tuttavia in quel 2002, dopo quattro anni in cui avevo subito questa propaganda antidantesca, inaspettatamente, al Festival di Sanremo accadde qualcosa di singolare. Roberto Benigni, al termine di un suo intervento volle dedicare un omaggio a Colei che è Donna per eccellenza; e recitò la preghiera di S. Bernardo. Mi stupii; un uomo di sinistra come Benigni ( così come lo erano molti insegnanti di quella scuola) recitava un pezzo dantesco e, per giunta, una preghiera alla Madonna? Ebbene sì: compresi che Dante non andava “mollato” e che in Benigni, probabilmente, era cambiato qualcosa… così tenni duro su Dante. Nota a margine: ottenni il trasferimento in un’altra scuola dalla quale uscii solo per andare in pensione.

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