Non ci sono più i virus senza corona di una volta

Non ci sono più gli orecchioni di una volta. Non si sente quasi più parlare della parotite, la malattia virale che in passato colpiva in forma epidemica molti bambini, e la cui incidenza si è molto ridotta negli ultimi due decenni grazie ad una specifica vaccinazione obbligatoria. 

    Io, da piccolo, la scampai, forse perché – pensavo – nessun maestro mi aveva mai tirato le orecchie, o infilato in testa il cappello con le orecchie d’asino come allora si usava con gli scolaretti “somari”. 

    Presi però la varicella che mi lasciò una piccola cicatrice in fronte a forma di stellina, poi svanita con il passare del tempo. 

    Inoltre, mi ammalavo spesso a causa delle tonsille infiammate, fino a che all’età di nove anni me le tolsero e risolsi il problema. Quel giorno, ricordo, nella mia corsia di ospedale c’erano altri bambini, operati anche loro, che si lagnavano per l’imposizione del digiuno post-operatorio e invocavano “la pastasciuttaaa!”; io, invece, ero contento perché non mi piaceva mangiare e finalmente nessuno veniva ad imboccarmi controvoglia. 

    Con le tonsille mi tolsero pure le adenoidi, che mi costringevano ad una voce nasale, per la quale venivo preso in giro da alcuni compagni. Mi passò, non so come, anche il difetto del naso rosso per il freddo, che mi procurava il soprannome canzonatorio di “Mastrociliegia”.

    A perenne ricordo di quei tempi, mia moglie ed io conserviamo sul braccio destro i due “bolli” delle vaccinazioni contro il vaiolo, patologia virale debellata in Italia, al pari della poliomielite

    Quest’ultima malattia, a carattere infettivo, chiamata anche paralisi infantile, rese invalidi e infelici tanti bambini della mia generazione, bloccandogli lo sviluppo di una gamba o di un braccio. 

    Un altro morbo pernicioso di cui non sento più parlare, perché sconfitto da un vaccino, è la difterite. Se ne ammalò con rischio mortale all’età di 3 anni mio fratello Antonio. Che poi raccontò in tono drammatico, ma provocando ilarità tra i presenti: “Mi stavo levando dalla famiglia!”. 

Nicola Bruni

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Nella foto, la mia quarta classe elementare del 1950/51. Io sono al primo banco, sulla destra.

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